Pelle del viso un po’ spenta, qualche macchia lasciata dal sole o cicatrici da acne. Tutti segni che ci invecchiano e non ci fanno certo sentire al massimo della forma. Per migliorare l’aspetto del nostro viso possiamo ricorrere ad uno dei trattamenti estetici più utilizzati in assoluto: il peeling chimico, anzi, i peeling chimici! Perché di trattamenti ce ne sono diversi a seconda del problema da trattare.
Ce lo spiega la Dottoressa Paola Tatoni, Laureata in Medicina e Chirurgia e Specialista in Tossicologia Medica presso l’Università degli Studi di Pavia. Diplomata alla Scuola Superiore Post-universitaria di Medicina ad indirizzo estetico Agorà di Milano, svolge l’attività di Medico Estetico dal 2006 ad Acireale (Catania).
Peeling chimico: cos’è e a cosa serve
Il peeling è un trattamento medico che serve ad accelerare la normale esfoliazione dell’epidermide attraverso l’applicazione di un agente chimico sulla superficie cutanea, in modo da stimolare il ricambio cellulare e stimolare la produzione di collagene ed elastina. In parole semplici un peeling serve a rinnovare la pelle, forzando l’eliminazione delle cellule cheratinizzate superficiali (vecchie), e la rende più uniforme, luminosa e compatta. E’ tra i trattamenti più richiesti dai giovani per la cura dell’acne, dalle donne per uniformare il colorito e dagli uomini per ridurre la seborrea.
Quali tipi di peeling esistono?
Ormai esistono una moltitudine di peeling formati da acidi singoli o combinati tra loro e con altre molecole, per potenziarne gli effetti. Si differenziano prevalentemente per la profondità che raggiungono: i molto superficiali coinvolgono solo l’epidermide e possono essere fatti frequentemente, i superficiali coinvolgono l’epidermide e parte del derma papillare, i medi scendono fino al derma papillare superiore e i profondi “danneggiano in modo controllato” anche il derma retinolo a tutto spessore.
La profondità del peeling può dipendere sia dalla preparazione della pelle eseguita prima del peeling, dal tempo di posa e dal numero di passaggi. Chiaramente più il peeling sarà profondo, più sarà impegnativo per il paziente il periodo post-trattamento, ma maggiori saranno gli effetti.
Che tipi di acidi si utilizzano
Dopo l’estate si eseguono dei peeling per uniformare il colorito e reidratare la cute. Personalmente inizio in maniera delicata con dei peeling leggeri che mirano a rinnovare lo strato più superficiale della pelle.
In caso di discromie (alterazioni del colorito con presenza di macchie più scure) tendo ad utilizzare peeling composti da più sostanze (es.: acido salicilico + cogico + azelaico, oppure acido salicilico + arbutina + tricloroacetico tamponato). Se la pelle è tendenzialmente grassa preferisco invece usare il salicilico o il piruvico “in purezza” o associati a molecole antiossidanti come il ROC (estratto delle arance rosse di Sicilia).
Nel photoaging avanzato (invecchiamento legato all’esposizione solare) preferisco utilizzare prodotti a base di reticolo e acido tricloroacetico addizionato ad altre molecole che ne migliorano la compliance (accettabilità) da parte dei pazienti.
Chi può sottoporsi al trattamento e chi no
Generalmente il peeling è uno dei trattamenti consigliabile quasi a tutti per mantenere una bella texture cutanea, prevenire l’invecchiamento cutaneo e per trattare acne e iperpigmentazione. Ci sono però situazioni in cui il trattamento non dev’essere assolutamente effettuato. Le controindicazioni assolute più importanti riguardano le donne in gravidanza e allattamento, chi ha la predisposizione a sviluppare cicatrici cheloidee, chi è stato sottoposto di recente a radioterapia, chemioterapia o chi è in terapia con isotretinoina. Occorre poi avere una certa cautela in chi esegue terapia anticoagulante, in chi ha malattie autoimmunitarie e in chi ha una storia di infezioni ricorrenti da herpes simplex.
In ogni caso il medico estetico valuterà la storia clinica del paziente, il fototipo, la terapia farmacologica che sta assumendo (molti farmaci sono fotosensibilizzanti!), ma anche le abitudini di vita (esposizione solare, fumo, esposizione a vapori) per escludere altre condizioni che controindichino qualche tipo di peeling o tutti.
Quali effetti si ottengono e quanto sono duraturi
Con i peeling la texture, l’idratazione e la compattezza cutanea migliorano. Alcuni peeling hanno cadenza settimanale, altri si ripetono dopo 21 giorni, altri ancora dopo 4-6 settimane, a seconda dell’agente chimico utilizzato e del risultato che si vuole ottenere. Alle mie pazienti dico sempre che prendersi cura della propria pelle è come andare in palestra: non basta una lezione per diventare muscolosi e tonici ma bisogna essere pazienti e costanti in modo da ottenere risultati buoni e duraturi nel tempo.
Come si effettua il trattamento?
Prima dell’applicazione di un peeling sarebbe bene preparare la pelle con una terapia domiciliare, con cosmetici adatti al tipo di pelle del paziente e dell’inestetismo che vogliamo trattare (acne, iperpigmentazione, cronoaging, photoaging) .
A seconda del tipo di peeling l’acido viene applicato, sulla pelle pulita e sgrassata, con un pennellino, ma si possono usare anche dei cotton fioc o le dita protette con un guanto di nitrile.
Il trattamento può essere leggermente fastidioso; il paziente può essere infastidito da un leggero-medio bruciore o dall’odore pungente di alcuni acidi. Alcuni peeling sono del tutto indolori e vengono applicati con un massaggio energico ma gradevole.
Dopo il peeling si può applicare una maschera lenitiva e alla fine deve essere applicata obbligatoriamente una protezione solare totale.
È molto importate e condiziona molto il risultato del trattamento, il periodo post peeling. Bisogna spiegare al paziente che dovrà prendersi cura della sua pelle lavandola con acqua e aceto o con un detergente specifico, idratandola abbondantemente con creme idratanti e lenitive (terapia postpeeling) e proteggendola con la protezione solare da applicare più volte al giorno, anche d’inverno ed anche in casa, perché l’efficacia della protezione dura al massimo due ore e i raggi solari passano attraverso le finestre!
In quanti giorni si conclude l’esfoliazione?
Il paziente può uscire dallo studio leggermente arrossato. Solitamente la desquamazione inizia il terzo-quarto giorno, preceduta da un aspetto di “pelle molto secca”. La desquamazione può essere nulla, furfuracea (lieve) o a placche scure (quando il peeling è più aggressivo). Il paziente, per accelerare il processo di guarigione dovrà abbondare con la crema idratante/lenitiva (creme postpeeling). Non dovrà mai staccare le “pellicine” per evitare danni alla cute. Esistono trucchi di ditte farmaceutiche che si possono usare da subito. Nel giro di una settimana l’aspetto della cute si normalizza.
Ci sono dei possibili effetti collaterali
Come tutti i trattamenti medici possono esserci degli effetti collaterali temporanei, come gonfiore, arrossamento o herpes. Una desquamazione scura molto intensa può non permettere al paziente di tornare alla propria vita di relazione in tempi brevi. Nei fototipi scuri e mediterranei si possono avere, se il paziente non si attiene alle raccomandazioni post-trattamento, delle iperpigmentazioni postinfiammatorie.
Nei casi di peeling profondi c’è modo di “mascherare” un po’ il processo di esfoliazione o ci si deve comunque “chiudere in casa” fino a completamento?
I peeling profondi prevedono una terapia postpeeling seria, con antibiotici e, per esempio, una maschera di bismuto gialla, che non permette la socializzazione in tempi brevi, ma questi sono peeling che si fanno solo in casi selezionati.
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